FASCITE PLANTARE
Si tratta di una patologia caratterizzata da
un’infiammazione della aponeurosi plantare, una robusta fascia fibrosa
che
unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita;
questa ha
la funzione di sostenere l’arco plantare e assorbire le sollecitazioni
meccaniche dovute al peso del corpo. Insorge più frequentemente nel
sesso
maschile tra i 40-60 anni e il sintomo tipico è il dolore al tallone, a
volte
accompagnato da bruciore alla pianta del piede, soprattutto al risveglio
mattutino, che poi si attenua nell’arco della giornata, con il
movimento, per
poi ricomparire dopo essere stati fermi per alcune ore oppure dopo aver
camminato a lungo; spesso i muscoli del
polpaccio presentano un deficit di estensibilità e di forza associati ad
edema
circoscritto alla pianta del piede. I principali fattori scatenanti
sono:
un errato appoggio podalico (piede piatto o piede cavo), l’uso di
calzature non
adeguate (tacchi alti, punta stretta, tacco basso, scarpe
anti-infortunistica),
eccessiva sollecitazione da intensa attività fisica o sport, allenamento
errato,
obesità, diabete. Circa il 70/80% dei pazienti con fascite plantare
all'esame RX presenta
uno sperone calcaneare, questo va considerato come una
conseguenza di una fascite plantare protratta nel tempo. La cura prevede
riposo
per circa 5/6 giorni e l'eliminazione di tutti i fattori scatenanti come
utilizzo di calzature non idonee o altro, poi si passa ad un
trattamento fisioterapico di tipo fisico come: Laser, Magneto,
Crioterapia, Ultrasuoni, Taping, etc. Successivamente è utile fare un Esame
Posturale per individuare le anomalie podaliche, poi se è necessario fare uso dei Plantari, per correggere un errato appoggio
podalico e per evitare il ripresentarsi della patologia.